martedì 22 gennaio 2008

falconeria


stamani, svegliandomi, ho pensato alla fosforilazione ossidativa e al 31 che sara' davvero un giornaccio e la mia mente e' voluta fuggire verso un ricordo.
amando la musica medievale e il busking (nel mio caso "cantare per strada con pochi amici possibilmente con il cappello in terra per raccattare due spiccioli"), mi sono ritrovata a volte in situazioni medievalesche in luoghi medievaleschi, come malmantile, con gente in costume dell'epoca e strade piene di musica, suono, colore e gioco, trasportata a qualche secolo fa.
in uno di questi contesti, al castello di castrocaro per la precisione, ho vissuto un esperienza di amore per gli animali vista con altri occhi.
premetto che non sono la tipa da cavalli e cani, la loro dipendenza dagli umani e la umana tendenza a gestirli mi allontana dall'apprezzarne l'animalita'.
adoro gli animali in genere, comunque, non staro' qui a tessere le mille lodi del gatto....
i rapaci della falconeria mi hanno stupito per l'equilibrata gestione di come mantengono la loro nobile animalita' selvatica pur addomesticati dall'uomo.
il falchetto, magari addestrato con metodi e motivazioni che fanno riflettere in quanto comunque i falchi vengono incappucciati e addestrati a uccidere per l'uomo e vengono tenuti in qualche modo in cattivita', in quel caso si dimostrava un fedele cagnetto da riporto, obbedendo al suo addestratore come se pendesse dalle sue labbra attendendo che pronunciasse il suo nome.
allo spettacolo hanno partecipato anche bambini, lasciando che il falchetto passasse loro fra le gambe, senza timore che potesse beccarli o uncinarli.
gli stessi artigli che portano velocemente una preda alla morte, si appoggiano con rispettosa grazia sul braccio del falconiere.
nelle sue evoluzioni in volo, ha catturato l'attenzione del pubblico che lo seguiva con lo sguardo, a bocca spalancata, con in cuore un senso di liberta' che sembrava conquistata attraverso l'amore reciproco fra l'uomo e l'animale. c'era un senso di devozione nel suo rimanere con l'uomo, giorno dopo giorno, che faceva trasparire quanto forte fosse il legame tra i due.
nel volo del falchetto, nel suo tornare fiducioso al falconiere, nello sguardo e nella voce dell'addestratore, ho colto incredibilmente piu' amore di quando, stanca di camminare nel fango, trovato un riparo, ho alzato gli occhi un giorno di pioggia sui pirenei e ho visto sopra di me due aquile che si libravano, con la loro nobile maestosita', tanto vicine che mi pareva di poterle toccare.
quella liberta' scontata, un dato di fatto; nel volo del falchetto ammaestrato e nei suoi occhi era colma di motivazione, di consapevolezza del perche' tornava sempre all'uomo e potrei giurare che questo perche', il falchetto, lo avrebbe chiamato amore.

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