lunedì 24 dicembre 2007

riflessioni post seminario 2

mi e' venuto in mente di riprendere questo argomento perche' ho visto i filmati del prof lewin, (anche lui lewin, sì) dell'MIT che dimostra la fisica davanti a folle di studenti che partecipano con le lacrime agli occhi dal ridere alle sue lezioni.

ancora non ho sbobinato il seminario ma mi rimane molto impressa una frase del prof che nel mondo dell'educazione e' molto importante : si impara per via affettiva.
oggi sono d'accordo al 100% ma penso che un altra via vada assolutamente al di sopra di questo canale.

diciamo, per sintesi, che ho orecchio e sono portata per lingue e musica, sono invece tarata, ma per bene, in tutte le materie che presuppongono il filone di pensiero matematico (vedere altro post), sopra a questo ci vada un'abbondante spolverata di pigrizia e una glassatura di caos mentale per problemi vari che mi hanno accompagnato per tutto il percorso scolastico.
pensando alle mie tragiche esperienze di alunna non posso dire che le cose che ho imparato meglio o di piu' sono passate per via affettiva da insegnanti che ci hanno saputo particolarmente fare, anzi, gli insegnanti con cui ho trovato piu' affinita' umana erano quelli di materie su cui sono particolarmente poco dotata e in cui ho avuto voti piu' bassi, forse perche' sono amante della complementarita' con chi piu' e' diverso da me.
e' vero anche, viceversa, che delle materie su cui ero piu' portata ho trovato insegnanti di cui non mi sono mai lamentata ma che a livello di coinvolgimento umano, beh, eravamo decisamente bassini, con il picco in basso di un insegnante di francese con accento vistosamente franco-rufinese che mi ha messo a tacere fin dal primo giorno di lezione perche' non capivo come mai pronunciasse delle U in un modo diverso da quello che sentivo guardando il canale france 2 (chiedevo solo spiegazioni ma si deve essere offesa...)
per quanto riguarda l'affettivita' nei confronti delle materie, e' stato un po' automatico ripiegare su quelle in cui riuscivo perche' mi servivano per un mio desiderio e.g. l'inglese: 1) sono curiosa come una scimmia 2) in casa avevo l'enciclopedia britannica, grammatiche e vari dizionari mono e bilingui 3) quando cercavo delle informazioni dovevo quasi per forza attingere a testi che mi spiegavano le cose, non importa in che lingua 4) la passione per la musica mi ha sempre portato a voler conoscere i testi di cosa vociavo e di conseguenza a capire cosa dicessero, non importa in che lingua.
conseguenza di questo, voti alti in inglese che non corrispondevano affatto a un impegno nella materia scolastica.
coseguenza associata a questo fatto: grossa delusione reciproca fra me e i miei professori perche' mi e' stato rinfacciato di dedicare studio e attenzione solo alle materie che mi piacevano quando io ero assolutamente imparziale non studiando a casa nessuna materia o poco tutte ed era ben lontana da me l'idea di poter offendere qualcuno perche' nella sua materia non avevo voti decenti.

ho voluto dire questo per spiegare quanto il lato del PIACERE e quello LUDICO siano secondo me prevalenti nel veicolare la passione verso una materia.
se mi diverto, me lo ricordo e lo imparo.
la via affettiva e' un adsl ma il piacere e' il wireless!

2 commenti:

Andreas Formiconi ha detto...

Illuminante. Ad un insegnante non si può chiedere di fare miracoli ma gli si può chiedere di non fare danni.

In fin dei conti qualsiasi insegnante è una persona con la quale passi qualche ora la settimana.

È l'ambiente nel quale il giovane vive ad essere determinante, o perlomeno il maggior fattore che va ad integrare il suo brodo cromosomico.

I genitori sono utili perché danno la vita (se la cosa sia desiderabile o meno è un'altra e più complessa questione, diciamo di sì per non confonderci troppo) e forniscono sussistenza. A volte qualche idea e qualche armamentario stimolante ma molto spesso sono assolutamente distruttivi, storditi come sono dall'equivoco ubiquitario di conoscere i propri figli e, quel che è peggio, di possederli. Fanno danni mostruosi, spesso. Spesso in perfetta buona fede ed i figli medesimi convinti della loro buona opera non immaginando che perfino delle protettive e rassicuranti certezze famigliari contengono i germi della distruzione.

Non vi è dubbio che si apprende quando ci si diverte e quando si prova piacere. È arduo per un insegnante causare divertimento e piacere contemporaneamente in 20 o 30 persone diverse. Ci si può provare però ed è certo meglio che imporre l'apprendimento con la forza: un'operazione costosissima che dà risultati modestissimi.

Inciso. Già il solo fatto che scuola e famiglia abbiano scambiato la matematica con le tabelline da sapere a memoria rappresenta un germe di distruzione.

mafalda ha detto...

e' dura rispondere a questo commento cercando di non pensare che e' un periodo in cui riflessioni del genere fanno girare le palle non solo a me, credo.
placidamente accetto il "danno la vita" come cosa desiderabile, qualunque conseguenza ci sia ad essa.
evito invece volentieri di confondermi con il "forniscono sussistenza". sì, è meglio se evito in questa sede.
possedere i figli temo sia un'implicazione piu' diffusa e piu' grave di pensare di conoscerli.
ho dovuto dire la verità ad un genitore perche' non potevo proprio eticamente andare piu' avanti a (non) lavorare come mi era imposto e ho suscitato ire e pianti e lettere di protesta....insomma, piuttosto che rimettersi in discussione a volte i genitori sono disposti ad aggredire il mondo che cerca di farli pensare per non turbare i precari equilibri su cui hanno fondato le loro certezze che rovineranno la crescita ai bambini che a loro sembra di proteggere.
ma sono sicura che non e' colpa loro, i figli portano spesso un po' di rancore ma sono sempre i primi a desiderare in fondo di ricostruire qualcosa, a volerci lavorare. credo che i figli siano consapevoli di quanto sia dura fare i genitori e siano sempre disposti a ricominciare. l'errore piu' grosso e' pensare che L'AMORE fra genitori e figli sia qualcosa di dovuto e che soprattutto corrisponda ALL'ATTACCAMENTO.
l'amore e' un processo in costante evoluzione, prende le forme del tempo, dello spazio e delle persone che lo compongono, si puo' e si deve poter ricominciare e dare le possibilita' all'altro di ricominciare: non puo' essere statico e dare per scontato che ci sia, e' ucciderlo, e' mancare di rispetto alla potenza che rappresenta. si cresce e si invecchia. non si puo' amare un figlio di 10 o 20 o 30 anni come quando lo stavi allattando, e' un'altra persona e vale la pena di imparare a conoscerla e magari lasciarsi conoscere, eh sì, perche' le cose si fanno in due: quello che un genitore era disposto a far scoprire di se' quando eravamo bambini e' un altra cosa di quello che negli anni di rapporto (o mancanza di esso) puo' venire a galla.
genitori e scuola sono responsabili insieme dell'educazione, e' che spesso non sanno ascoltare i consigli reciproci e trasferirne i vantaggi sulla crescita dei ragazzi.
ora basta che mi imbarco in un mare molto ondoso....